Mi è naturale associare la cucina a un atto, lungo e interminabile, d'amore. Non sono forse dovute all'amore quelle parole che tua madre, dopo pasti luculliani, pronuncia una volta sì e l'altra pure, con una disinvoltura di cui non ti spaventi più. Sì, quelle consuete parole dette con il cuore: "Hai mangiato pochissimo" alle quali seguono le altre del repertorio "La vuoi una sebada?" dopo che hai mangiato solo una decina di antipasti, un primo, un secondo con annesso contorno. Va bene, le sebadas sono ottime, ma dopo pasti del genere sentirne anche solo il nome, vi assicuro causa svenimenti. Però, qualora non la volessi proprio quella sebaba ricoperta di miele puoi prendere una fetta di torta alla ricotta che è quanto di più nutriente possa esistere al mondo. E, ancora, non è forse amore l'immagine di tua madre che, alle cinque del mattino e sveglia come un grillo, con pazienza certosina chiude, uno per uno, i culurgiones? E non è forse amore quello di tua nonna che, per il pranzo domenicale, preparava nel suo piccolo forno teglie di pardulas fatte con il formaggio fresco, quello preso dal pastore?
Sia chiaro: dietro questo blog non c'è una persona obesa imbottita di sebadas e glassata con il miele, direi che sono pure magra, forse perché l'amore soddisfa senza far ingrassare.
Ecco, da questi ricordi che emanano profumi meravigliosi è nata la mia passione per la cucina. E anche per me, cucinare non poteva che diventare un atto d'amore. Lungo e interminabile.