"Quando
si prepara il kuzuyu, in principio è fluido e non offre alcuna
resistenza alle bacchette che lo mescolano. Ma con un po' di pazienza
diventa finalmente colloso e la mano che mescola incomincia a sembrare
pesante per la fatica. Se incuranti di ciò si continua a impastarlo con
le bacchette, giunge il momento in cui è ormai così deso che non si
riesce a mescolarlo. Alla fine si attacca spontaneamente, senza alcuno
sforzo dal parte nostra, alle bacchette. È l'identico processo con cui
si compone una poesia."
_Natsume Sōseki, Guanciale d'erba. Ed. Neri Pozza, 2001 - Pag. 76
"Guardo sul piatto dei dolci, vi sono
allineati dei meravigliosi yōkan. Tra tutti i dolci io preferisco lo
yōkan. Non tanto per gustarlo, quanto perché la superficie è liscia e
sottile e accoglie la luce nella sua semi-trasparenza: in qualsiasi
modo lo si consideri è un'opera d'arte. È piacevolissimo a vedersi,
soprattutto quando cuocendo assume una sfumatura verde e sembra una
pietra preziosa unita all'alabastro. Non solo, il verde yōkan disposto
sul piatto di porcellana splende come se fosse appena nato da quella
porcellana: inconsciamente vorrei stendere la mano e accarezzarlo."
_Natsume Sōseki, Guanciale d'erba. Ed. Neri Pozza, 2001. Pag. 52Ode al carciofo
Il carciofo dal tenero cuore
si vestì da guerriero,
il carciofo
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami
dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto
vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini
erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
_Pablo Neruda
"E assaggiai la mia prima ostrica.
Quello fu un fatto davvero significativo. Me lo ricordo così come rammento il giorno in cui persi la verginità... e sotto molti punti di vista, con più affetto."
-Anthony Bourdain, Kitchen confidential - Ed. Feltrinelli 2013, Pag. 23
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